Aprilynne Pike
Sperling & Kupfer
336 pagine
In uscita 18 Marzo 2014
17,90€
Se la tua anima gemella ti comparisse in sogno ogni notte, tu cosa faresti?
Trama: Tavia non ricorda nulla del proprio passato. Ha perso la memoria in un terribile incidente aereo di cui è l’unica sopravvissuta. Ora tenta di ritrovare la serenità grazie all’aiuto di Benson, il suo unico amico. Un giorno, però, succede qualcosa di inaspettato: Tavia inizia ad avere strane visioni. Visioni di un ragazzo che non conosce, ma che sembra sapere tutto di lei. Pian piano Tavia capisce di essere legata a Quinn, il ragazzo misterioso, da un sentimento profondo, un sentimento che affonda le radici nella notte dei tempi. Ma chi sarà la vera anima gemella di Tavia: Quinn, lo sconosciuto che popola i suoi sogni, oppure Benson, l’amico di sempre?
Partiamo dal presupposto che la trama rimane pressoché sconosciuta e incomprensibile fino a metà libro. Tavia è l'unica sopravvissuta ad un disastro aereo -in cui lei stava a bordo dell'aereo-, cosa per altro insolita se non fosse ovvio al lettore, e dopo varie pagine di prediche mentali anche a lei, che la ragazza sia effettivamente dotata di strani poteri. Poteri senza senso, assurdi anche, per quel che inizialmente siamo in grado di comprendere, dato che riesce solo a far comparire cose che scompaiono dopo cinque minuti. Perché cinque e non dieci? Boh. Oltre questo, Tavia vede triangoli luminosi sulle porte delle case d'epoca, persone che baluginano, sparendo per frazioni di secondo, e fa sogni-incubi che non hanno né capo né coda, in cui lei affoga cercando di afferrare oggetti sbucati dal nulla. Nemmeno il suo amico-compagno di baci-"amore per la vita" Benson riesce a spiegarsi il motivo di tali avvenimenti, nonostante pare accetti facilmente e con sospettabile immediatezza le capacità dell'amica, e lui che lavora in biblioteca ed è super intelligente dovrebbe saperlo. Ma facciamo presto a capire che qui, i personaggi sono un po' tonti, inceppati, e la cosa mi stava spezzando il cuore. Anche il meraviglioso Quinn, su cui riponevo le mie speranze, si è rivelato deludente, neutro, spettrale. Ma almeno questo trova quasi subito un suo sensato perché, e allora sospiro di sollievo. Scartiamo poi Benson, dato che lo odio a morte semplicemente perché è il membro sbagliato del triangolo amoroso, oltre al fatto che ho fin dai primi capitoli sentito che non c'era da fidarsi, rimane solo Tavia.
Mai incontrata protagonista più esasperante e stupida.
Come vi dicevo, per tutta la prima parte del romanzo non si capisce granché. Nella mente di Tavia e Benson, il puzzle pare lentamente comporsi di indizi che io, invece, non riuscivo a mettere insieme -o almeno, non con fluidità e partecipazione, come accade quando riesco a farmi prendere tanto da una storia da diventare parte di essa. Dopo l'incidente, persa la possibilità di una borsa di studio ambitissima per lei, Tavia va a stare da zii con cui non aveva mai avuto nulla a che fare. Reese e Jay si rivelano comprensivi, partecipi, preoccupati per lei, e riesce ad andare d'accordo con loro tanto quanto con la psichiatra che la segue, tale Elizabeth. L'odore di elementi sospetti si spande nell'aria con tanta di quella chiarezza che mi chiedo come abbia fatto Tavia a non accorgersi di nulla. Ma poi incrocia lo sguardo di questo bellissimo ragazzo dagli occhi verdi sul portico di una bellissima casetta d'epoca e una sensazione di gioia, euforia, benessere e attrazione tutti insieme la invade, impedendole di dimenticare quel viso... specie dopo che la seconda volta lo vede nel giardino di casa propria. Ovviamente le viene in mente l'idea che si tratti di uno stalker, ma non esiste che si chiami la polizia, perché con lui si sente al sicuro. Ne è innamorata, e non si sono ancora rivolti la parola, tranne che per qualche frase senza senso al loro terzo incontro. A quel punto ne discute con la psicologa, che non ci trova nulla di strano e la incoraggia a parlarne. Poi Tavia origlia una conversazione telefonica fra la zia e Elisabeth, che a quanto pare complottano qualcosa. La definiscono una Earthbound, e ciò rende chiaro il loro legame con quello che lei sa fare e, in qualche modo, con l'incidente aereo che ha ucciso i suoi genitori e distrutto Tavia dopo un intervento al cervello, la gamba rotta e le mani spezzate -uno dei motivi per cui non disegna più e ha dovuto rinunciare alla borsa di studio.
Il resoconto che vi ho fatto non rende giustizia al contenuto del libro, ma sicuramente alla velocità anormale con cui esso viene narrato. Per immagazzinare tutto e razionalizzare le informazioni ricevute al fine di, beh, capirci qualcosa, ho dovuto rileggere alcuni punti e cercare di ignorare il ritmo esasperante e instabile con cui tutto viene descritto. L'autrice butta lì fatti, incontri, indizi, abbozzandoli velocemente, senza nemmeno provare a nasconderli per dare una parvenza di piacevole intrigo con cui intrattenere il lettore, e passa subito ai successivi come se non vedesse l'ora di arrivare al clou dell'intero libro -un clou fortunatamente presente, che risolleva le sorti del mio giudizio finale. Ma ciò non ha evitato alla narrazione una certa tendenza tristemente sconclusionata, e il fatto che la protagonista sia così lunatica, assurda e mal messa in piedi non aiuta.
Il personaggio di Tavia ha la verosimiglianza sfuggente della nebbia: c'è, non c'è, fitta e poi quasi inesistente, alterna rarissimi momenti di logica ad altri in cui nemmeno lei sa come articolare i propri pensieri o metterli in riga, figuriamoci farli capire a qualcuno che, nei panni del lettore, dovrebbe farsi un quadro della storia. In appena cinquanta pagine troviamo già il suo cuore dilaniato fra due giovani di cui non dovrebbe nemmeno fidarsi! E invece fugge con Benson pur pensando e bramando Quinn, bacia entrambi e poi li odia e li teme e vorrebbe fuggire e torna indietro ed è indecisa e poi decisa ad andare avanti, ma non le basta e torna dove potrebbe trovare qualcosa e toh, effettivamente trova un qualcosa, ma poi le viene di dare di matto e do di matto anche io perché non riesco a tollerarla più. Insomma, le boccate d'aria dal casino che è la sua testa sono rare, e quando arrivano sono ben gradite. In questi brevi momenti di pausa, che poi si estendono per tutta la seconda metà, più o meno, la storia è intrigante, funziona, ci permettere di contare gli indizi e disporli nel giusto ordine. Ed è allora che l'illuminazione folgorante a metà libro chiarifica molti dei fatti avvenuti già da tempo, così che la comprensione degli eventi immediatamente successiva diventi più semplice.
I personaggi sono, caratterialmente e nel loro ruolo, mal delineati, ma per un motivo o per un altro riescono a compensare le loro lacune -persino Tavia, che essendo la protagonista, per quanto dichiaratamente pazza, è più difficile da giustificare. La Pike è sempre abile nel nascondere i veri cattivi, mascherandone le intenzioni fino alla fine, ma questa volta certi erano più ovvi di altri -il che sottolinea l'eccelsa stupidità di Tavia, che mi ha fatto davvero arrivare ai limiti della pazienza.
Quest'effetto confuso e malamente tollerabile sfuma in una prosa più limpida e, finalmente, godibile, che coincide con l'agognata chiarezza della trama, dei personaggi, degli intenti loro e dell'autrice. Ogni particolare prima rilevato come semplice stranezza raggiunge un ottimo livello di complessità sposandosi perfettamente con la storia vera e senza filtri contro cui possiamo finalmente sbattere. Cos'è un Earthbound, perché Tavia è in pericolo, chi è Quinn, cosa si nasconde dietro i poteri e i sogni fatti in passato, chi la sta inseguendo, sono solo alcuni degli interrogativi che troveranno risposta, e che invoglieranno inaspettatamente il lettore ad una lettura sempre più accurata, alla ricerca di qualche anticipazione. Molti dei punti negativi restano -il ritmo irregolare in modo fastidioso, la deludente introduzione dei personaggi, troppo mirata nel renderli misteriosi per accorgersi della scarsa caratterizzazione iniziale che, se curata, avrebbe meglio contribuito in tal senso-, ma altri si spogliano del mio iniziale fraintendimento, stupiscono, si rimettono in sesto nel gioco di intrighi, segreti e pericoli che l'autrice è riuscita a tenermi nascosti, arrivando così a sorprendermi quando tutto acquista un senso.
La Pike mi ha davvero fregata stavolta, con un triangolo amoroso probabilmente presente, anche nell'immediato futuro, ma dall'esito difficilmente in discussione alla luce delle nuove scoperte. Chiamatelo intuito... ma sono fiduciosa che Tavia non si beva in cervello un'altra volta. Le articolate storie d'amore create da questa donna conservano sempre una malinconica e delicata dolcezza che riesce puntualmente ad affascinarmi, e così è stato anche per Soulmates. Perciò si, mi sono lamentata abbastanza, in partenza, irritata dalla delusione che incombeva all'orizzonte, ma ora sono più che contenta di non aver gettato davvero il libro nel fuoco come minacciavo di fare e di essere arrivata fino in fondo. Voglio vedere come Tavia e la Pike gestiranno questo mix di vecchio e nuovo, questo barlume di novità nello sfondo di un'antica rivalità che ha già mietuto milioni di vittime, questa fiamma ardente che può bruciare ancora più forte o spegnersi per sempre, ma soprattutto questo nuovo personaggio per cui già inevitabilmente parteggio.
★ ★ ★
Se siete dei tipi pazienti e riuscite a ignorare l'esilarante comicità scaturita dall'assurdo inizio con cui la storia viene presentata, allora dovreste leggerlo. La Pike sa il fatto suo, e Soulmates ha un carattere insolito, ma non per questo necessariamente pessimo.
Vista la mia terribile esperienza con la saga di Wings dove ogni libro era peggio del precedente non credo di avere la pazienza per imbarcarmi in questa avventura, magari dopo l'uscita del secondo libro potrei ripensarci e tentare
RispondiEliminaDato l'inizio più che esasperante di questo libro, non so se consigliarti di tentare o meno, specie se Wings non ti è piaciuto. Io ho un debole per l'autrice, e questo mi ha aiutata ad arrivare fino alla fine e a scoprire che ci sono elementi apprezzabili.
EliminaIn ogni caso, buone letture ;)