domenica 24 marzo 2013

Recensione Anger di Isabel Abedi.

Anger è un libro di dubbia collocazione, un quasi-giallo, un quasi-thriller, un quasi-fantasy, addirittura, per l'alone sovrannaturale di cui si riveste la narrazione, innaturale e ammaliante, una combinazione a suo modo pericolosa, ma che ho davvero apprezzato, travolta dalla ruota di eventi che riempivano le pagine. Ancora una volta, Isabel Abedi è riuscita a conquistarsi il mio apprezzamento!


Anger 
Isabel Abedi
Corbaccio
324 pagine
7 Marzo 2013
16,40€
Voto: 4 Stelle!

Una miscela perfetta di psicologia, emozioni e suspense.
Dodici ragazzi su un’isola deserta.
Un gioco, una sfida mortale

Ce l’hanno fatta: tre settimane su un’isola deserta al largo di Rio de Janeiro, dove telecamere nascoste li riprenderanno ventiquattr’ore al giorno: saranno attori di un film dalla trama imprevedibile. Sono dodici ragazzi e ognuno di loro ha un motivo particolare per partecipare, sogni da coltivare e segreti da custodire. L’isola è un paradiso, ma il ruolo che i ragazzi scoprono di dover ricoprire è inquietante: undici vittime e un assassino…È solo un gioco, nessuno morirà per davvero, eppure quando Joker viene trovato sfracellato sugli scogli capiscono che il film dei loro sogni si è trasformato in un horror…
                                         La mia Recensione.

Il libro si apre con quella curiosa e velata minaccia che ricordo essere simile all'incipit di Sono nel tuo sogno. Come allora, lo stile di Isabel Abedi, pungente e apparentemente innocuo, capace di alzare le aspettative e scendere in picchiata nei momenti giusti, è rimasta invariato. La trama di Anger, però, non ritrova più pseudo-angeli o umani a metà e amori impossibili, dal drammatico e dolce-amaro finale.

Vera ha diciassette anni ed è in volo verso Rio, in un'isola che ospiterà lei ed altri undici ragazzi per tre settimane, ripresi 24 ore su 24 e attori di un film di cui non conoscono la trama. In realtà Vera è una ballerina, e mai si sarebbe aspettata, per via della sua timidezza, che, dopo il suo spettacolo, il famoso regista Quint Tempelhoff l'avrebbe invitata al casting del suo nuovo progetto. Nessuno di loro conosce nei dettagli in cosa consiste, ma tutti hanno i loro motivi per partecipare, e Vera deve guardarsi da chi farà buon viso a cattivo gioco, e da chi crede suo amico, o qualcosa di più. Quando trovano la busta sul gioco, un gioco che prevede undici vittime e un assassino scelti a sorte, le loro reazioni sono diverse, arrabbiate o spaventate o indifferenti, ma parteciperanno comunque... un'inizio che per qualcuno costituirà una fine più brusca del previsto. I suoi pensieri si incentrano sul futuro, su ciò che la aspetta compiuti i diciotto anni e terminata l'avventura sull'isola, quando dovrà prendere decisioni che riguardano tanto il suo presente quanto il suo passato. Non immagina nemmeno che quella nell'isola non sarà una semplice esperienza cinematografica, ma qualcosa che le cambierà totalmente la vita.

Mi sono detta che leggere questo libro sarebbe stato un piccolo passo avanti verso un nuovo tipo di lettura, o almeno diverso dall'urban fantasy che leggo di solito. In Anger ho ritrovato però quell'alone di misticismo, come se tutto facesse parte di un rituale maledetto, che non mi ha allontanata poi tanto dall'idea del genere, probabilmente dovuto al fatto che avevo già letto un romanzo -fantasy, per altro- di quest'autrice. Ciò che di diverso ho visto qui si lega in una più profonda parte della sfera emotiva, che non si riduce al semplice mistero, ma ad una ben evidente e palpabile inquietudine che danzava in un crescendo fra le parole e gli avvenimenti della storia stessa. In primo luogo, la protagonista. Vera ha una mente profonda e articolata, un modo di fare riflessivo e spesso silenzioso, tanto da sembrare innaturale. Lei la chiama semplicemente timidezza, ma avevo l'impressione che questa sua caratteristica creasse una gran bell'intesa con il contesto in cui si colloca, come se da un momento all'altro potesse trasformarsi nella Samara di The Ring -ok, magari il paragone è giusto un pò eccessivo, ma l'idea è quella. Viene ingaggiata per un film di cui sa poco e nulla, se non che si svolgerà su un'isola precedentemente usata come carcere, video sorvegliata ogni giorno, tutti i giorni, con altre persone della sua età che conoscerà mano a mano che il viaggio si delinea. Certo, non è un'opportunità che si presenta tutti i giorni, ma detta così non ha nulla di strano. E' una situazione che all'inizio di sospettoso ha solo ciò che la mente di chi legge pensa di tesserci sopra, che da una calma apparente evolve in indizi e dubbi, sguardi furtivi e incerti, tutte congetture che si sommano fra loro con una lentezza all'insegna dell'appagamento ritardato, tipico dei gialli di cui si scopre la verità solo alla fine.

Nonostante i dubbi, Vera sente di non poter scappare, di dover andare sull'isola e non pensare alla possibilità di fuga rappresentata da quel numero dietro la fotografia che si è portata dietro, uno dei tre oggetti che le è permesso tenere sull'isola -insieme ad una candela bianca e un accendino. Cosa può accaderle di male, in fondo? Sono solo tre settimane, durante le quali raggiungerà la maggiore età e potrà poi virare verso lo scopo prefissato quand'è partita dalla Germania, qualcosa che ha a che vedere con quegli stralci d'infanzia che sull'isola diventano nitidi e sbiadiscono tutte le volte in cui qualcosa, in lei, rievoca i ricordi. Inoltre, un regista così conosciuto non manderebbe a monte un progetto che sta già dando vita a tante discussioni.
Conosce gli altri personaggi, dall'esuberante Elfe a Solo il solitario, dal simpatico Milky all'irritante Darling, all'imprevedibile Jocker e così via, e il lettore può benissimo rendersi conto che, dietro ogni viso e carattere, ognuno di loro ha un obiettivo, un motivo che l'ha spinto a partecipare, un ruolo che il sommo-burattinaio non perde mai di vista.

Ciò che vivono nell'isola diventa tanto intenso da andare oltre il semplice, apparente scopo di Quint. Nel momento in cui i ragazzi iniziano a leggere le regole del gioco, non sanno che il gioco, in realtà, è già iniziato. I legami che stringono sull'Isola sono incerti, ma reali, e non sono sicura che esista davvero un cattivo o un buono, fra di loro. Antipatia, certo, e i favoriti sicuramente ci sono. Forse qualcuno è più da compatire, che da incolpare, e c'è una persona che ho odiato fin dall'inizio. Ma i ruoli non si riducono mai semplicemente a buoni o cattivi, no? C'è sempre qualcosa di più, un modo di pensare giudicabile in un certo modo in base al punto di vista. Credo che qui valga lo stesso principio.
La stessa Vera è una vittima in modi diversi, per ciò che rappresenta nel gioco, per ciò che fa e ciò che dice, per il suo modo di guardare e agire d'impulso. Vera si innamora di Solo e Solo di lei, ma il loro è un sentimento che si tinge della stessa sfumatura di tutti gli altri: inquietudine. E l'avverte anche lei, senza capire fino alla fine di cosa si tratta -qualcosa che, per certi versi, è davvero imprevedibile. Non può godersi appieno la sua vicinanza e per qualche motivo Solo è sfuggente. Probabilmente, come lei, non vuole che le loro emozioni facciano da spettacolo per chi sta muovendo i fili dell'esterno, ma io ero convinta ci fosse dell'altro. Perchè anche Solo, come tutti gli altri -Vera compresa-, nasconde i suoi segreti, consapevole o meno che sia.

Così dal confuso disagio avvertibile lungo il viaggio, si arriva in questo piccolo paradiso disabitato che ha qualcosa di etero, lucente, persino mistico. Il riferimento al passato è più marcato, come se l'io narrante e la prima persona, entrambi appartenenti alla protagonista che vive la storia sull'isola, fossero due persone diverse, un prima e un ora che si alternano nello stesso tempo verbale e che si fanno più incalzanti nel finale, sopratutto al momento delle vere rivelazioni.
Ma più i ragazzi rimangono lì, più le spire del gioco avvolgono le loro menti e ne plasmano i pensieri, le reazioni, creando ruoli e contesti che appaiono del tutto casuali, ma che pure sembrano già scritti e previsti, anche quelli più inaspettati. Perché qui i colpevoli non sono quelli che sembrano, ne i complici o le vittime. E' un continuo vortice di falsi indizi e accuse infondate, sesto senso e fiducia, ed è facile essere presi alla sprovvista anche con la certezza di aver inquadrato tutti.
L'autrice non oscura mai nessuno dei dodici, mettendo magari qualcuno più in rilievo di un altro, ma tutti hanno il loro peso nella narrazione, ogni personalità importante per completare l'omogeneità delle figure che animano la trama del libro. La sfumatura di mistero, però, viene completamente abbattuta dalla permanente minaccia che aleggia su tutti, creando un nemico che fra loro è la paura, il sospetto, più che una persona in carne ed ossa.

Mi sono resa conto solamente verso la fine che, per tutto il tempo, mi ero posta le domande sbagliate. O almeno, domande di cui pensavo le risposte sarebbero state determinanti nel comprendere la storia, ma che si sono poi rivelate semplici pezzi che avrebbero poi composto un puzzle più grande. Il vero mistero è il senso della storia stessa, il perchè l'Isola? Può davvero essere possibile che tutto ciò che accade sia stato messo in scena per la creazione di un film? Esiste un altro scopo, esterno a tutti i probabili sospetti dei personaggi? Ero disorientata, sempre più confusa e incapace di trovare la giusta collocazione ad ogni pezzo, sola con i miei sospetti -che, lo ammetto, erano vaghi e vaneggianti, non sapevo chi guardare e in che modo- e le mie speranze. E quando un libro riesce a tenerti tanto sulle spine, dandoti l'illusione di capirci qualcosa in piccole dosi, non si può non apprezzare la bravura di una narrazione tanto coinvolgente. Alla fine mi sono sentita come se non avessi veramente qualcuno da accusare. Strano e geniale allo stesso tempo.

L'autrice domina il tempo e lo spazio con maestria, rende infiniti o rapidissimi determinati momenti, aggirando il lettore e manipolandolo con i toni morbidi e ingannevoli dello stile, immagini, suoni e colori vari e sempre precisi, cosa che mi era rimasta impressa da Sono nel tuo sognoIsabel Abedi ha dato vita ad un altro auto-conclusivo che, in poche pagine, riesce a trascinare il lettore in un mondo alternativo, gettando la sua mente smarrita sulla linea di partenza così che con le sue sole forze sia costretto a trovare la linea d'arrivo. Inquietante, l'ho già detto?

12 commenti:

  1. Ho amato Sono nel tuo sogno e non vedo l'ora di poter leggere anche Anger!
    Bella recensione =)

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  2. Bellissima recensione!! Ora ho ancora più voglia di leggerlo!!!=) Sono curiosissima!!!=)

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  3. Mi era piaciuto molto Sono nel tuo sogno. E adoro l'atmosfera "inquietante" nei libri, non vedo l'ora di leggerlo! :D

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  4. uh che bella recensione *-*
    ho ancora più voglia di leggerlo!

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  5. Mi hai fatto tornare la voglia di leggerlo, Sono nel tuo sogno l'ho apprezzato molto ma non avevo letto recensioni tanto entusiaste di questo. Apprezzo molto lo stile dell'autrice quindi non vedo l'ora di leggerlo ^^ Splendida recensione :)

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    1. Grazie Elena :D
      Lo stile dell'autrice ha colpito molto anche mi, con Sono nel tuo sogno, per questo ci tenevo proprio a leggere Anger, ne vale la pena :)

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  6. Sono contenta ti sia piaciuto, e bellissima recensione[:
    Io l'ho letto poco dopo che era uscito e devo ammettere che nella prima parte mi piaceva anche tanto. Poi però sul finale e prefinale non c'ho capito molto, mi sembrava tutto molto affrettato e buttato lì tanto per finire il romanzo :/
    Però adesso sono sempre più curiosa di leggere Sono nel tuo Sogno, spero che non mi deluda[:

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    1. Grazie En *-*
      Nel finale un ritmo più incalzante l'ho trovato adatto con le rivelazioni che si susseguono, perciò mi è piaciuto :)
      Leggilo, io l'ho apprezzato molto, spero sia lo stesso per te!

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