domenica 19 maggio 2013

Recensione The Hunt di Andrew Fukuda.

The Hunt è un distopico vampiresco dai tratti ironici e originali, ben scritto e coinvolgente, e Andrew Fukuda è il maestro del thriller-horroh vampiresco, ma nei toni attenuati dello YA, che potrebbero incantare anche qualcuno un po' più adulto. Oggi vi presento la recensione di questo libro, davvero un'ottima lettura, consigliato a chiunque desideri una boccata d'aria fresca dal solito distopico & paranormal romance!


The Hunt
Andrew Fukuda
Il Castoro
336 pagine
In uscita 15 Maggio 2013
14,90€
Voto: 4 Stelle!

L’umanità è prossima all’estinzione. Una nuova specie governa la Terra. 
Feroce. Fredda. Spietata.
I sopravvissuti devono adattarsi o morire.
I GIOCHI SONO FINITI. COMINCIA LA CACCIA...

Non sudare. Non ridere. Non attirare l’attenzione. E soprattutto, qualunque cosa succeda, non innamorarti di una di Loro. Gene è diverso da tutti quelli che lo circondano. Non è in grado di correre come un fulmine, la luce del sole non lo ferisce, non ha un insaziabile desiderio di sangue. Gene è umano, e conosce le regole. La verità deve rimanere segreta. E’ l’unico modo per rimanere vivi in un mondo notturno – un mondo in cui gli umani sono considerati una prelibatezza e vengono cacciati senza tregua. Quando Gene è fra i prescelti che parteciperanno alla grande Caccia degli ultimi umani sopravvissuti, la sua vita di regole comincia a sgretolarsi. Ora che Gene ha finalmente trovato qualcosa per cui combattere, il suo desiderio di sopravvivere è più forte che mai. Quale tributo sarà costretto a pagare?

La mia Recensione.                                         

Nella nostra realtà, l'uomo è l'essere dominante. Crea, modifica, aggiunge, sistema, distrugge. Reagisce a ciò che lo circonda in modo diverso, secondo delle regole o per puro istinto. Semplicemente, viviamo con la consapevolezza di poter fare, dire, pensare qualunque cosa in base alle circostanze. Inimmaginabile sarebbe, per noi, dover controllare ogni respiro, risata, sospiro, colpo di tosse, persino il sudore! Eppure, Gene deve stare attento a non dar Loro alcun motivo per sospettare di lui. Non deve attirare l'attenzione. Non deve farsi degli amici, ne tanto meno comportarsi in modo diverso dagli Altri. E perché, poi, tutte queste Maiuscole per indicarli, questi esseri senza nome? Loro sono i predatori. Loro comandano ciò che rimane del mondo, e delle sua umanità ormai estinta, come se fossero sempre stati lì, come se Loro fossero normali. E' per vivere fra Loro invece di morire, che Gene deve mimetizzarsi, essere un falso di se stesso. E le parole del padre, ben radicate in ogni riflesso, in ogni gesto e in ogni pensiero della vita di questo figlio che, perse moglie e figlia, era l'unica cosa rimastagli, lo accompagnano tutti i giorni ricordandogli chi è, e quali esseri ha intorno. Loro sono vampiri. E dov'è la novità?, vi chiederete. Beh, provate a idealizzare un'intera popolazione di vampiri come unici abitanti della Terra -o, per lo meno, la sua componente in maggioranza- e ad inserire un gruppi di questi assetati di sangue nell'Arena degli Hunger Games, a caccia di umani, sangue fresco. Ce l'ho la vostra attenzione, ora...?

Gene -anche se, beh, non scopriamo il suo nome proprio subito, capirete perché- è dotato di una macabra ironia per cui non sai se ridere o morderti le labbra per impedirti di dire una qualsiasi altra cosa. E' un ragazzo il cui aspetto fisico attrae lo sguardo di molte ragazze della sua scuola, un tipo di bellezza che avrebbe potuto facilmente metterlo nei guai, se lui non si fosse isolato da tutti. Però odia ciò che è, non un vampiro per natura, non un umano per sfuggire a morte certa. La resistenza al sole, che per il padre era un punto di forza, per lui è solo una scomoda diversità. Gene riesce a vedere solo i rischi di essere umano, ignaro di come siano davvero i suoi simili, oltre le comuni credenze divulgato dal Palazzo. Non c'è indignazione, in lui, per il modo in cui i pochi Eminidi sopravvissuti vengono trattati, credendoli alla stregua di animali selvaggi, solo il suo desiderio di essere normale, e qui per normale intendiamo vampiro. Riuscite a notare l'ironia della cosa? E' un mondo capovolto, e rende la narrazione leggera ma potente, piena di significato.
Ed è una mente estremamente piacevole da abitare, la sua, nella naturalezza con cui parla della società in cui vive si scorge spesso una sorta di rassegnazione assecondata dal succedersi degli eventi, senza nemmeno un eco di speranza. Non la speranza di non doversi più nascondere, un giorno. Non la speranza di credere che tutto ciò sia temporaneo, che le cose cambieranno. E per quanto sia arduo ricordarsi che tutte volte in cui vorrebbe ridere deve invece grattarsi il polso, dove per gli Altri quest'improbabile prurito è sintomo di ilarità vampiresca -che però fa ridere da matti me!-, nascondersi come umano fra vampiri è ormai una routine a cui si è adattato. Tutto cambia, però, quando Gene viene selezionato come fortunato partecipante alla Caccia.


Il momento in sé della Caccia' puro stinto, questione di agilità e astuzia, il tutto tanto rapido da non dover superare nemmeno lo dodici ore; quindi niente alloggi, niente acqua o cibo. Ecco, magari niente cibo proprio no, dipende dal punto di vista. Lì nessun umano sopravvive, perché ognuno di loro è il pasto, chi gioca sono proprio i vampiri, e chi prende tutto vince. O meglio, mangia tutto.
La crudezza con cui vengono descritti gli umani fa pensare agli animali, prigionieri e tenuti in cattività come se fossero bestie da macello, vittime di anni di studio che riscontrano anomalie, come la resistenza alla luce, conservate per un evento ben preciso, per uno scopo il cui nome non ha bisogno di spiegazioni. La Caccia agli Eminidi, ci informa Gene, o per meglio dire Caccia all'uomo, annunciata dal Governante in persona, è un evento raro e, per questo, fonte di attrazione. La supremazia del più forte che schiaccia i deboli e fa di loro un pasto, meglio se servito con la ciliegina sopra, quindi reso eccitante dall'odore della paura, da una fuga stupida e insensata, dall'ebrezza della caccia in cui l'istinto della corsa va a braccetto con la morte.


La città in cui vive è un luogo dai confini indefiniti, circondato dai Territori Sterminati dal Margine Incerto, o usando un nome meno pomposo, Vastità, in cui nessuno si è mai spinto. Ne lui, specialmente, dovrebbe provarci, poiché non troverebbe altro che una distesa di nulla, un deserto arido e infinito. Gli Altri avrebbero motivo di farlo, poi? Gene si limita a mascherarsi, ogni giorno, chiuso in una società che non gli appartiene e di cui non farà mai parte, senza rischiare e varcare la linea. Ma questi non sono gli unici tratti distintivi del libro. Le creature stesse create da Fukuda sono simili, per fisionomia, ai classici vampiri, ma assumono i comportamenti più bizzarri in certo occasioni -ad esempio, il sole è la loro rovina, però, per intenderci, se non volete vomitare per una settimana di seguito, non mettete un vampiro al sole! Insomma, dormono sospesi al soffitto grazie a delle maniglie -il che fa tanto pipistrelli o Dracula-, e non è l'unica stramberia. E' come se ogni parte del corpo avesse un ruolo specifico -strofinare i polsi per le risate, orecchio contro orecchio per i complimenti, scuotere la testa e salivare come matti per entusiasmo o, beh, fame-, eppure non solo, è come se fossero stati progettati per agire così, robotici e senza emozioni profonde, asettici vampiri modellati per essere tali, figure astratte intorno ad un protagonista solidi e vivo nel suo anonimato. Inoltre, non si fa accenno al mondo precedente il cambiamento, come spesso ci capita di leggere negli altri distopici, un tratto che permette l'immediato paragone. O, se accade, si va per congetture sarcastiche, si procede per assurdo, ma al contempo dare ogni cosa per assodato è un istinto automatico che impedisce di distogliere l'attenzione.

Gene deve velocemente adattarsi a quell'ambiente, e cercare di non farsi sarà difficile. Mi piace il modo in cui l'autore tesse le fila del racconto, lasciando che il mistero intorno alla Caccia e agli Eminidi si infittisca e al contempo dimostrandosi capace di misurare casuali paragoni con il mondo esterno, reale, che riguarda noi, quasi con scherno, accennando fra le righe al nostro status di lettori e parlando di un mondo che, al contrario, vede governare gli umani al posto dei vampiri. Di colpo è come se diventassi consapevole del muro che separa realtà e finzione, mentre contemporaneamente la storia inizia a rivelarsi, il significato della Caccia si palesa ai miei occhi, ma tutto con una complicità e un coinvolgimento tale da smussare gli angoli e trascinare nuovamente la mia immaginazione nella lettura.
E un altro personaggio decisamente intrigante è Ashley June. Alcune delle mie ipotesi la vedevano al centro del ragionamento, credendola un Eminide nonostante la recitazione quasi impeccabile. Ecco, c'erano questi piccoli indizi che mi facevano pensare... tanto a questo quanto al fatto che avesse scoperto Gene e volesse improbabilmente aiutarlo. Però non vi confermerò o smentirò alcuna teoria, così da non rovinarvi la lettura. Eppure come parlare di lei senza svelare troppo? Sono anime affini, lei e Gene, in questa corrente da cui devono lasciarsi trascinare, ma a cui non possono, tuttavia, soccombere, se non vogliono morire. Questo permette a Gene, lentamente, di rinascere dalla falsità di cui si veste ogni giorno, più a gesti che con i pensieri, quasi ignaro di aver accettato quel grande cambiamento di convinzioni.

La stessa estrazione dei partecipanti alla Caccia, l'addestramento di quattro giorni che la precede, ricorda il prelievo di Katniss e Peeta dal loro distretto e l'allenamento prima di entrare nell'Arena per combattere l'uno contro l'altro fino alla morte. Solo che, se in Hunger Games emerge molto la crudeltà dei fatti e la sfumatura di falsità dello show, in The Hunt il tutto prende una piega diversa, più riflessiva e naturale -senza toni eccessivamente drammatici e colmi di pathos-, a tratti inquietante e più simile ad un macabro film horroh, comunque impressionante. Parlo avendo visto solo il film e ciò che mi ha trasmesso, l'ultima cosa che vorrei è mancare di rispetto ai lettori di HG! Nonostante le somiglianze strutturali, il confronto non smonta il romanzo, ma ne esalta le diversità. Ho apprezzato The Hunt in un modo tutto nuovo, così perennemente circondata dai drammi-amorosi e paranormali che spesso adoro, da aver sentito un brivido d'aria fresca sulla pelle, quando mi sono resa conto che si, il romance c'era, ma amalgamato al resto, quasi in un aspetto secondario, e comunque enfatizzato, nuovo, come se non esistesse ancora l'amore, come se Gene lo stesse inventando via via che la storia si evolve, insieme a me. Per questo il finale mi ha lasciato tanto inebetita, e dolorosamente consapevole dell'imprecisa attesa che mi separa dal prossimo volume.

12 commenti:

  1. Complimentissimi! Sei velocissima e, come sempre, le tue recensione sono complete e personali :) Ce l'ho anch'io in libreria e spero di iniziarlo a breve, anche se aspettare il seguito so già che mi ucciderà :)

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    1. Grazie infinite per i complimenti, detti da te che scrivi recensioni meravigliose, poi!! :D
      Ne vale la pena, ne sono sicura, è un libro strano e originale e spero tu possa apprezzarlo come è successo a me! Probabilmente si, da questo punto di vista il finale è una garanzia! :)

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  2. mi piace troppo questo libro devo devo devo averlo;)

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  3. Ecco, non mi interessava più di tanto...prima. Adesso lo voglio *-*

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    1. E' bello far cambiare idea *w* Leggilo, ne vale la pena :D

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  4. Ma che bella recensione** E' la prima che leggo di questo romanzo, e devo dire che se aspettavo una ragione per metterlo in wishlist ora non ho davvero più scuse(:. Finirò sotto un ponte con tutti i libri che mi voglio comprare in questo periodoxD

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    1. Oh, grazie En :D
      L'ho iniziato non appena è arrivato e me lo sono divorato! Ahahah ti capisco perfettamente, ci sono uscite di aprile che iniziano a prendere polvere nella mia wl xD

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  5. bellissima recensione!!! non vedo l'ora di leggerlo!!!

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