mercoledì 15 maggio 2013

Recensione Le affinità alchemiche di Gaia Coltorti.

Le affinità alchemiche mi ha lasciata un pò traballante, dopo una lettura che più che scuotermi con violenza tutto il tempo l'ha fatto teneramente, per gran parte del libro, e poi all'improvviso alla fine, stordendomi. Non saprei utilizzare un altro paragone. Per questo, valutarlo in stelline è stato un pò complicato. Tre e mezzo o quattro? Il dubbio persisteva, ma poi ho pensato che l'esistenza stessa del dubbio indicasse autonomamente la prima opzione. E così ho fatto. Gaia Coltorti ha uno stile tutte suo, che qualcuno potrebbe apprezzare, o magari no. Ogni libro, in fin dei conti, ha effetti soggettivi, no?


Le affinità alchemiche
Gaia Coltorti
Mondadori
360 pagine
15 Gennaio 2013
15,00€
Voto: 3 Stelle e ½!

Giovanni ha diciotto anni, trascorsi quasi tutti a Verona, dove è nato. Una vita tranquilla, qualche amico e, ogni giorno, i lunghi allenamenti in piscina per prepararsi alle gare. Anche a casa regna la quiete: Giovanni vive solo con suo padre, notaio, in quel genere di grande appartamento abitato da due uomini che ogni donna può immaginarsi. Selvaggia ha diciotto anni, molte amiche e diversi spasimanti, vive sul mare e assapora l'estate appena iniziata quando sua madre le sconvolge la vita: si trasferiranno per ragioni di lavoro. Selvaggia cambierà scuola, dovrà ricominciare tutto da capo e lo dovrà fare a Verona, la città dove è nata e da cui proprio la mamma, tanti anni prima, l'aveva portata via, separandola dal padre e dal fratello gemello. Quando Selvaggia varca per la prima volta la soglia della nuova casa, Giovanni è rintanato in camera sua. Gli basta la voce di lei per capire che nulla sarà più come prima. Giovanni scopre quella voce come un regalo, ma al tempo stesso la riconosce, è un suono che vive da sempre dentro di lui: Selvaggia, la sorella perduta, è tornata nella sua vita, per sempre. Lei a Verona non conosce nessuno: solo Johnny - come lo ha subito ribattezzato - può farle da guida e tenerle compagnia nei tre lunghi mesi che devono trascorrere prima della ripresa scolastica. Selvaggia è bellissima, piena di fascino ma anche capricciosa fino allo sfinimento, croce e delizia per il fratello ritrovato. Presto tra i due si sprigiona un'elettricità, un magnetismo, un'affinità...

La mia Recensione.                                         

Gli echi di Proibito rimbombavano ancora nella mia testa, e nel mio cuore, quando adocchiai per la prima volta Le affinità alchemiche. Un altro colpo a tradimento il solo pensiero di quale storia impossibile ed emozionante contenesse, ignara e al contempo consapevole che nemmeno questa volta chiudere gli occhi sarebbe servito ad arginare le lacrime -questo tipo di storie hanno sempre avuto un certo effetto, su di me. Ma, ahimè, se trovo un libro capace di commuovermi a tal punto, ben venga, non riuscirei a respingerlo. Ho accolto quest'autrice esordiente, giovanissima, fra le mie letture, e posso si dire di non essermene pentita. Già solo iniziando mi sono sentita travolgere da una strana malinconia. Quel ti ricordi? appostato lì, quel vezzo della voce narrante di raccontare cosa se stesse dialogando, pronta ad intrecciare parole dolci, leggere, di quella profondità che si fa strada tanto lentamente che nemmeno te ne accorgi, immagini semplici compongono un disegno più grande e un destino ingiusto, triste, quello di un amore nato come splendido errore, di quelli a cui non si può porre rimedio.

Giovanni ha diciotto anni, abita a Verona con il padre, e quasi non ricorda nemmeno che facce abbiano, sua madre e la sorella gemella, allontanatesi diciassette anni prima per la separazione dei genitori. Selvaggia ha vissuto a Genova con la madre fino alla maggiore età, finché un giorno la madre non le ha annunciato il loro imminente trasferimento, sconvolgendole la vita. Qualche foto di tanto in tanto, e solo per fare buoni i genitori, aveva collegato il nome della gemella perduta ad un volto, ma non c'era interesse, non un pizzico di voglia a veder riunito qualcosa che non ricordava neanche fosse stato qualcosa in precedenza. Un pezzo della sua famiglia aveva vissuto lontano per tanti anni, e ciò era bastato a renderla astratta, quasi un mito, un fantasma perso nel primo anno d'infanzia. Ma poi il lavoro in polizia porta la madre e Selvaggia di nuovo a Verona, chissà per quale scherzo del destino, e Giovanni incontra sua sorella.

Lo sai, quella voce tenacemente ti attirava.
Vi era dell’alchimia stuzzicante, nell’aria, e solo quando lei ti aveva chiamato daccapo ti eri affacciato dalla tua camera – la faccia di tolla dell’Ignaro del Luogo e la scusa 
irricevibile di non aver sentito per via dello stereo col Battiato che andava.
E a quel punto, l’avevi vista.


Diversi come il giorno e la notte, simili come due gemelli possono esserlo, l'indolenza e l'astuzia di lei, l'apatia e la discrezione di lui sono due grandi schermi che nascondono qualcosa di più, ma che ostruiscono il loro campo visivo, impedendogli di vedere fino in fondo quella verità così evidente. Lei è una parte di lui in tanti modi diversi, quell'affinità fraterna che cresce in un legame poi più forte, ma altrettanto fragile. Ma loro ancora non lo sanno. Se non fosse per il sangue che scorre nelle loro vene, sarebbero due estranei costretti a camminare vicini da qualcuno che li spinge l'una verso l'altro, che però non potrebbe mai prevedere l'effetto di quelle pressioni. Un gioco iniziato quasi per caso, il cui artefice di tutto è il gioco stesso, comandante supremo di uno scherzo che porterà imbarazzo, curiosità, malizia, paura e confusione.

L'esasperante sorella dai mille volti e mille personalità contrastanti lo porta spesso a fraintendere, nel bene e nel male, le intenzioni di Selvaggia, e nonostante cominci a rendersi conto che dietro tanto falsa e incurante maturità ci sia una ragazza insicura e a tratti tenera, il suo carattere spiazza Giovanni che, lontano dal soggiogamento di cui si sente succube tutte le volte che le sta vicino, in ritardo viene vinto da un irritante senso di oltraggiosa consapevolezza di essere stato usato. Ma il suo trascendere l'apparente impertinenza della sorella gli fa capire che, in realtà, lei è spaventata da quel sentimento quanto e più di lui. Poeta e corteggiatore di gran classe, Giovanni si scontra con una selvaggia che è tale di nome e di fatto, amabile, passionale una volta, indifferente e contrariata un'altra. E se non vien così da fare un paragone con quegli esempi di letteratura del passato, se pensiamo alla Lesbia celebrato da un innamorato e frustrato giovane Catullo, che si sono trovati nelle quasi medesime condizioni di amore-odio, o Romeo e Giulietta, il cui amore era ostacolato dalla cecità delle famiglie, in quale altro frangente dovremmo rievocarli, dato che di un'autrice italiana di parla? Sarà Verona, sarà l'idea di amore proibito, forse nel nostro dna abbiamo questa ispirazione radicata di dramma e ripetitività. Certo, però, è che Catullo e Giovanni sono due illusi in modo diverso: il primo perché si è lasciato soggiogare dall'amore senza vedere l'inganno di quella donna ingannevole, l'altro perché credeva che questo legame potesse funzionare.

Si vedono dunque come ragazzo e ragazza, non come fratello e sorella, una visione accompagnata, facilitata negli anni e ostacolata ora dall'inverosimile nuovo desiderio dei genitori di trasformare queste due coppie di sconosciuti in una famiglia. Ma, messo da parte ciò che rende questo romanzo una tragedia, il loro è un rapporto complicato, animato da discussioni continue, continue parole dolci, continui fraintendimenti. C'è una gran carica di sensualità, ma nei limiti dello YA, che assume i toni solenni dell'amore inteso come elevazione dell'anima e contemplazione della bellezza. Uh, fa anche molto Dante e Beatrice, in un certo senso. D'altronde, tenuto conto del tema dell'incesto, l'autrice non poteva trattare di quest'amore nei toni passionali degli erotici per adulti, quindi ammorbiditi in un più dolce legame.

Sebbene Le affinità alchemiche e Proibito siano affini per la traccia principale che compone l'intera trama, non potrebbero esistere due libri più diversi. L'amore, fra Maia e Lochan, è cresciuto con la lentezza dei sorrisi e del considerarsi alla pari, due bambini già adulti alle prese con qualcosa più grande di loro, che si confrontano, si aiutano, si tirano su a vicenda quando le cose sembrano precipitare. E' un tipo di complicità dolce-amara che qui, con Giovanni e Selvaggia, assume toni più maliziosi e leggeri, ma non per questo meno intensi. Perché loro non sono cresciuti con l'idea di essere fratello e sorella e il non considerarsi comunque tali. Si incontrano, con solo questo flebile ricordo di un legame in sospeso che, anziché prendere i tratti di ciò che può esserci fra gemelli, diventa una relazione confidenziale, in amicizia, e in amore. Forse, ne Le Affinità, c'è più teatralità nell'esposizione, e la passione che tanto evidentemente si toccava e respirava nell'altro, in questo è meno passionale e drammatica, più emotiva e delineata da termini ricercati, gonfi di significato. E' un libro un pò presuntuoso -più nei suoi personaggi, forse-, ma che ha saputo emozionarmi.

Ero un pò restia a leggere Le affinità alchemiche. Dopo l'intensità con cui Proibito aveva influenzato i miei pensieri per giorni, temevo una ricaduta, o magari un'enorme delusione, o magari che questo libro fosse per me qualcosa di più dell'altro, che già avevo amato e vissuto con tutta me stessa. Mi spiego? Avevo paura. E questa paura me la sono portata fino al finale, per cui chi avrà letto la Suzuma avrà chiaro il motivo del mio tremore. E su di esso non esprimerò pareri, per ovvi motivi -non sono il tipo da spoiler, di solito. E' uno dei pochi casi in cui mi rendo conto quanto non basti saper mettere una parola dietro l'altra, per diventare scrittrici, ma dare loro la giusta intonazione, quella cadenza particolare e ritmata in un certo modo che ti fa pensare, massì, l'ha scritto lei, è il suo marchio di fabbrica. Tutte quelle virgole, quel modo di bloccarsi e arricchire i periodi, un pò stancante a volte, ma comunque efficacie e particolare, a modo suo, costringe il lettore a leggere lentamente e in un certo modo, facendogli mantenere alta la soglia dell'attenzione, perché è vero, da un momento all'altro potrebbe succedere qualunque cosa, e Gaia Coltorti ce lo dimostra eccome.

2 commenti:

  1. Le motivazioni che hai scritto alla fine sono le stesse per cui non l'ho ancora letto, Proibito mi aveva distrutta. Penso che aspetterò ancora, magari cercherò di dimenticare Proibito (con una botta in testa) anche se penso che non lo dimenticherò mai.
    Bella recensione ^^

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    1. Ho aspettato dei mesi, ma la curiosità mi ha vinta.
      Però posso dirti che leggerlo non ha intaccato il mio amore per Proibito, anzi, il paragone ha valorizzato moltissimo questo meraviglioso romanzo scritto da Tabitha Suzuma, perché è più reale e tangibili, mentre Le affinità ha qualcosa di astratto e poetico che, a quel punto, può piacerti o meno solo se è il tuo tipo di libro.
      Grazie :D

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